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Le Ville Medicee decorano il territorio toscano da oltre 7 secoli. Sono il segno tangibile di un’epoca in cui il potere si esercitava con la capillare presenza del sovrano sul territorio. Sono una grande testimonianza della magnificenza dei Signori di Firenze, ma anche del loro amore per arte, architettura e natura. Pittori, scultori e artisti di grande fama furono chiamati per abbellire le ville con i propri capolavori: molti grandi nomi del tempo portarono il loro genio e la loro sapienza artistica al servizio dei Medici.

Da Giugno 2013, dodici di queste ville sono diventate il 49imo bene italiano iscritto al patrimonio dell’UNESCO: la Toscana e la sua più grande casata, dopo tanti secoli, trionfano ancora.

La costruzione della Villa Medicea di Cerreto Guidi è stata fortemente voluta da Cosimo I de’ Medici (prima Duca e poi Granduca di Toscana). Fin dalla prima metà del Cinquecento, Cosimo I frequentò queste terre ricche di boschi e particolarmente adatte alle battute di caccia della corte, nonché vicine al vasto corpo di possedimenti fondiari che i Medici erano andati acquisendo nel Padule di Fucecchio tra Quattrocento e Cinquecento. A Cerreto infatti convergevano gli interessi economici di Cosimo I e dei successori, volti all’incremento e alla valorizzazione di un patrimonio immobiliare, in un’area politicamente molto importante, a confine con la Val di Nievole e la Lucchesia.

Numerose fonti attestano che il principale ideatore del progetto fu Bernardo Buontalenti, l’attribuzione viene rafforzata dal confronto con altre opere dell’artista. La sua mano sarebbe particolarmente evidente, secondo molti studiosi, nella realizzazione delle due enormi rampe di scale simmetriche a zig-zag, e che danno alla villa un imponente aspetto di fortezza. Per ragioni tecniche furono costruite successivamente rispetto al corpo della Villa e oggi sono più conosciute dai cerretesi con il nome di “Ponti”.

Chi invece seguì la costruzione in loco, fu Davitte Fortini, architetto ed ingegnere al servizio dei Medici per oltre cinquant’anni. Fu introdotto nel prestigioso ambiente di corte dal genero Tribolo, famoso scultore ed architetto di Cosimo I. I lavori iniziarono nei primi mesi del 1565 e si protrassero fino al 1567, con una pausa intermedia di circa un anno. La manodopera impiegata nel cantiere fu reclutata col sistema delle comandate, cioè prestazioni d’opera obbligatorie semigratuite. Lavorarono nel cantiere della Villa sia i cerretesi che gli abitanti delle vicine comunità (Vinci, Empoli, San Miniato, Montelupo, Fucecchio, Castelfranco di Sotto), in un opera che coinvolse non solo di semplici contadini, ma anche di maestranze qualificate come muratori, scalpellini, segatori di legname, carpentieri e così via. Gran parte del materiale da costruzione utilizzato proveniva dai resti della Rocca dei Conti Guidi, dalle torri e dalle mura della trecentesca cinta difensiva.

La struttura è un blocco compatto: si tratta di una planimetria organizzata attorno ad un salone centrale al quale si accede direttamente dal portone principale e in cui si aprono le porte degli appartamenti disposti simmetricamente; nel fondo del salone d’ingresso sono collocate le scale per il piano superiore. Nel complesso è una struttura di grande novità per l’epoca, che nasce così per rispondere alla particolarità del sito sulla quale sorge. Le altre Ville Medicee presentano invece una planimetria che include un cortile interno, poiché sono edifici nati dall’incorporazione di parti già esistenti.

La Villa conservò le strutture e gli arredi originali fino al 1781, anno in cui Pietro Leopoldo di Lorena, subentrato ai Medici nel governo della Toscana, decise di alienare la proprietà. Venne messa in vendita assieme alla vicina fattoria e a vari poderi smembrati dai possedimenti della fattoria di Stabbia. Da questo momento in poi la Villa passò in più mani (privati), ognuna delle quali apportò modifiche o introdusse nuovi arredamenti. Occorre arrivare al 1966, anno in cui l’ingegner Galliano Boldrini, nativo di Cerreto Guidi e residente a Cerreto, acquistò l’immobile e nel 1969 donò l’intero complesso allo Stato per farne Museo Nazionale. Come tale venne inaugurato solo nel 1978, una volta che i lavori di restauro furono completati.

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PIEVE DI SAN LEONARDO

Sul lato sinistro della Villa Medicea si trova la Pieve di San Leonardo che è il principale edificio religioso del borgo di Cerreto Guidi. Le origini della Pieve di San Leonardo sono incerte. Tuttavia la struttura della torre campanaria lascia pensare che sia nata come cappella del castello dei Conti Guidi. Posta inizialmente sotto il patronato della potente famiglia fiorentina degli Ademari, dopo la loro partecipazione ad una congiura antimedicea, passò ai Nove Conservatori e poi al Capitolo della cattedrale di Santo Stefano di Prato, legato ai Medici. Il pratese Pier Francesco Ricci, maggiordomo e segretario del Medici, una volta nominato pievano di San Leonardo, ottenne nel 1563 con bolla di Pio IV l’unione della pieve con la cattedrale di Prato, della quale era proposto.

La chiesa, originariamente con aula unica e abside circolare, ha subito nel tempo numerosi rifacimenti, tra cui il prospiciente porticato che la collega alla villa (inizio XIX sec.). Nel 1827 l’edificio infine ha assunto l’aspetto attuale a tre navate, essendo stato ricostruito dai fondamenti e riconsacrato. All’interno si segnalano diverse opere del 1500: la tela attribuita al Ghirlandaio della Madonna in trono col Bambino tra i Santi Paolo e Leonardo, il dipinto di Cristofano Allori dove è rappresentato San Leonardo, un Crocifisso ligneo di Giambologna del XIV secolo, posto sopra l’altar maggiore e una fonte battesimale in terracotta invetriata di Giovanni della Robbia del 1511, le cui decorazioni raffigurano la vita di Giovanni Battista. Degno di nota anche il dipinto dove viene raffigurata l’apparizione della Madonna a San Bernardo alla presenza dei Santi Girolamo e Michele Arcangelo, del pittore senese Giovan Battista Volponi.

Il coro sopra l’ingresso, protetto da una grata, è collegato direttamente alla villa medicea: da qui i suoi ospiti potevano assistere indisturbati alle funzioni religiose.

La torre campanaria dopo un lungo lavoro di consolidamento e di restauro, concluso nel 2013, grazie al contributo dei parrocchiani, è ora accessibile. Nel 2014 il campanile è stato aperto al pubblico, in occasione dei principali eventi, che si svolgono nel borgo di Cerreto.  Dalla sua sommità la vista è assolutamente mozza fiato.

IN GIRO PER IL BORGO

Dopo aver visitato la Villa Medicea e la Pieve di San Leonardo, scendendo gli scaloni del Buontalenti, se si procede verso destra, ci si trova di fronte agli Stalloni medicei, che costituiscono un notevole esempio di architettura civile della seconda metà del Cinquecento. Furono verosimilmente costruiti in concomitanza con le scalee, come luogo funzionale all’attività di caccia, per lo stallaggio dei cavalli. Pietro Leopoldo poi li regalò nel corso del Settecento ai cerretesi “per comodo del loro mercato”. Dopo un lungo restauro, dal 2009 ospitano l’Ufficio Turistico gestito dalla Pro Loco.

Procedendo ancora a destra si può percorrere l’anello (costituito dalla Via Santi Saccenti e dalla Via della Libertà), che circonda il colle del complesso mediceo, seguendo il disegno delle antiche mura del borgo medievale. Imboccata la Via Santi Saccenti, dopo poco sulla sinistra si incontra l’Oratorio della Santissima Trinità, la cui costruzione attuale risale al 1607, sebbene sia stato oggetto di successivi restauri. All’interno si trova una pala d’altare del 1587 di Domenico Cresti detto il Passignano.

Poco più avanti ci si imbatte nella Porta al Palagio, che è l’unica rimasta delle quattro porte che si aprivano nella cerchia muraria trecentesca e dalle quali si accedeva al borgo, così denominata perché fiancheggia l’antico Palazzo del Podestà. Nei pressi ha sede l’omonima contrada.

All’incrocio tra Via Santi Saccenti, Via Roma e Via della Libertà, sulla sinistra troviamo la Palazzina dei Cacciatori, edificio commissionato da Cosimo I de’ Medici intorno al 1564, come ritrovo per i cacciatori che seguivano il granduca nelle sue battute nel territorio cerretese e che conserva ancora, in facciata, l’antico stemma della casata. L’edificio, che appartiene alla parrocchia di San Leonardo, è stato restaurato recentemente ed ora ha riaperto, divenendo centro di mostre e molteplici attività culturali e ricreative. Sul retro del palazzo si apre un’ampia terrazza panoramica, che si affaccia sulle colline di Vinci.

Proseguendo per Via Roma, in posizione un po’ decentrata, sulla rotonda prospiciente l’accesso al centro storico, si trova l’Oratorio di San Rocco,  La costruzione del piccolo edificio risale al XIV-XV secolo e si ricollega al culto di San Rocco quale santo protettore nei confronti della peste. Attualmente è adibito a sede sociale e museo storico della Contrada di Porta Fiorentina.

Tornati in Via Roma si può imboccare Via della Libertà, dove ha sede la Contrada di Caracosta.

Completato l’anello e tornati  di fronte agli scaloni, in Piazza Umberto I, si può discendere verso Via Guidi e Via Vittorio Veneto, dove si trovano il Museo della Memoria Locale e l’Oratorio di San Jacopo, piccola chiesa trecentesca, che era situata “fuori e vicino alle mura di Cerreto” ed aveva annesso un ospedale per l’accoglienza dei poveri e dei viandanti. Poco più avanti la sede sociale della contrada di Santa Maria a Pozzolo.

MUSEO DELLA MEMORIA LOCALE

In Piazza Dante Desideri, subito dopo il Palazzo del Municipio, si trova Il Museo della Memoria Locale, che nasce con lo scopo di promuovere e valorizzare il patrimonio culturale locale. Le memorie sono in particolare legate all’eccidio del Padule, nel quale 175 civili, tra i quali molte donne e bambini, furono trucidati il 23 agosto 1944 dalle truppe tedesche in ritirata. All’interno del museo non si conservano oggetti o cimeli, ma si espongono storie, voci, immagini, utilizzando le tecnologie multimediali, per evocare i segni lasciati dal passato nelle forme del paesaggio toscano e nella memoria dei suoi abitanti. Una storia e una memoria locali ma non localistiche, radicate sì in un territorio specifico, ma sempre considerate paradigmatiche di una storia più ampia e collegate alla storia generale, nazionale ed internazionale.

Orario

Dal martedì al sabato: dalle ore 8.30 alle ore 13
Mercoledì:  dalle ore 15 alle ore 18
Lunedì: chiuso

Ingresso

Biglietto Intero: €. 3,00
Biglietto Ridotto: €. 1,50 (da 6 a 18 anni, adulti sopra i 65, portatori di handicap, gruppi minimo 15 persone, adulti con figli tra 6 e 18 anni)
Gratuito: bambini fino a 6 anni, accompagnatori turistici con gruppi, guide turistiche, accompagnatori di persone con handicap, residenti del comune di Cerreto Guidi.

SANTUARIO DI SANTA LIBERATA

Poco distante dal borgo medievale, al termine di Viale Vittorio Veneto, si trova il Santuario di Santa Liberata, patrona di Cerreto Guidi insieme a San Leonardo, la quale è solennemente festeggiata la prima domenica di settembre. In questo luogo sorse, secondo un’antica tradizione, nel 1336 una cappella dedicata alla Vergine a ringraziamento della liberazione di Cerreto dalle truppe di Mastino della Scala. E’ certo che il piccolo oratorio fin dal XIV secolo appartenne alla Compagnia della Beata Vergine di Cerreto.

Dopo aver subito molti ampliamenti e restauri tra il XVII ed il XIX secolo, l’oratorio ha assunto l’aspetto attuale con un portico, cinque altari di cui quattro nelle cappelle dedicate alla Madonna dei sette Dolori, alla Madonna del Buon Consiglio, a San Giuseppe e a Santa Liberata, il presbiterio e la sagrestia. Questi lavori furono spesso concomitanti con l’accrescimento del culto di Santa Liberata, lì venerata da tempo immemorabile. La facciata e il campanile, danneggiati dall’ultima guerra, sono stati rifatti nel 1951 in forma diversa dalla precedente. L’elevazione dell’edificio a santuario risale al 1966. Ulteriori restauri sono stati fatti nel 1997 e 1999.

Sopra l’altare maggiore è visibile un grande affresco trecentesco raffigurante la Madonna tra i Santi Leonardo e Giovanni Battista. La cappella di Santa Liberata, (la seconda a sinistra, entrando) creata nel 1655, presenta l’affresco di fine Trecento della Santa, recentemente restaurato. Gli affreschi alle pareti e alla cupola sono stati eseguiti nel 1798 dal pittore fiorentino Antonio Fedi, coadiuvato da Gaspero Bargioni e dal “doratore” Pietro Ricci. L’urna in legno intagliato e dorato, dove si trova una immagine in cera della santa, fu commissionata nel 1903 dal pievano Ciardi.