Avete presente il gioco dell’oca? Fu questa l’idea fulminante del gruppo “giovani”. La rievocazione storica sarebbe stata il gioco dell’oca ambientato nel periodo rinascimentale ed in particolare ai giorni in cui i Medici amavano passare le loro vacanze estive al fresco Castello di Cerreto, allietandole con feste paesane.
Il futuro ingegnere Cinotti misurò tutto il percorso e lo suddivise in caselle. Brotini Sergio invece aveva già allora idee grandiose e cominciava a pensare di poter sfruttare per la parte centrale dei giochi la piazza antistante alle scalee di accesso alla Villa. Dove iniziava e finiva il percorso disegnato, al centro della strada, voleva disporre i lanciatori di dadi. Gli spettatori, ai lati della strada, avrebbero potuto seguire i vari movimenti e quanto accadeva nelle caselle dove erano stabilite le penitenze e i vantaggi. Una di queste si trovava al n. 61 di via Santi Saccenti. L’abitazione aveva un terrazzino dal quale avrebbe dovuto pendere una scala di corda Sul terrazzino ci sarebbe stata una dama e il concorrente che arrivava a quella casella avrebbe dovuto salire sulla scala e baciare la dama (chissà se questa sarebbe stata una penitenza o un vantaggio.. .forse dipendeva dalla dama!).
Alla casella davanti allo sdrucciolo della Porta il concorrente che vi entrava stava fermo un turno, il tempo necessario per discendere fino a metà strada e porgere un fiore ad una dama che era lì ad aspettarlo. Una penitenza in senso inverso davanti alle scale che portano alla Chiesa dove il concorrente doveva salire e porgere il fiore alla dama che attendeva. Altra casella con penitenza davanti a via del Mortaio dove chi vi cadeva stava fermo due turni cioè fino a quando non riusciva a riempire una bigoncia attingendo l’acqua con una brocca di rame alla fontanella sull’angolo. Fra la sfilata iniziale, le penitenze, il rilancio dei dadi ed esibizioni varie dovevano passare circa due ore. A quel punto, dopo la premiazione del vincitore, si doveva valutare l’opportunità di fare la sfilata finale. Gli accessi al paese sarebbero stati chiusi per lo svolgimento della manifestazione, il che avrebbe consentito di chiedere agli spettatori un contributo, ad offerta, per le spese di organizzazione.
Per gli addobbi era stato pensato ad una illuminazione ad olio. Per questo motivo partirono per il Comune di Firenze Anna Bargi e Antonio Di Leo per chiedere se era possibile avere in prestito o a noleggio quelle famose padelle ad olio che venivano messe in determinate circostanze alle finestre di Palazzo Vecchio a Firenze e sui parapetti del Lungarno. Il signore che li ricevette fu gentilissimo ma disse che era impossibile avere questo materiale. Il gruppo “giovani” si sarà fatto prendere dallo sconforto o avrà avuto nuove idee? Appuntamento alla 3°puntata.