Le Madonne del Latte

Ambrogio Lorenzetti, anno 1335, Siena

La raffigurazione della Madonna che allatta il Bambino, la cosiddetta Madonna del Latte, è un’iconografia cristiana ricorrente nell’arte. Questo tipo di rappresentazione ha origini molto antiche ed è molto diffusa sia in Italia che, in Toscana.

La rappresentazione delle Madonne allattanti si diffuse a partire dal XII secolo. L’istituzione del sacramento del matrimonio, nel Medioevo, identificò il ruolo della donna con quello di sposa e madre.

La Madonna che allatta divenne infatti testimonianza visibile del parto e della maternità, nobilitandoli entrambi. Alla fine del Duecento, la Chiesa iniziò a voler comunicare ai fedeli i contenuti dottrinali in una maniera più empatica: in questo scenario, valorizzò il culto di Maria con una nuova interpretazione più umanizzata e sentimentale.

Da questo secolo fino all’età conciliare, lo sgorgare del latte divenne anche segno di trasmissione di sapienza da parte della Chiesa verso il popolo. Successivamente fu definita di nuovo sconveniente e venne sostituita da altre tipologie raffigurative.

La grande forza di questo tipo d’iconografia fu proprio quella di suscitare particolare devozione nelle donne, in particolare nelle partorienti: durante l’esperienza cruciale della gestazione e del parto, si rivolgevano alla Vergine pregando di avere supporto e il latte sufficiente per sfamare il loro bambino.

Leonardo da Vinci, Madonna con il bambino (Madonna Litta) tempera su tavola (trasportata su tela nel 1865) cm 42×33, San Pietroburgo, Ermitage

Ancora ritroviamo l’usanza di custodire come reliquie ampolle contenenti il latte della Madonna. Allo stesso modo, si trovano numerosi santuari sorti spesso in concomitanza con le antiche fonti lattaie da cui sgorgava acqua calcarea, biancastra, simile al colore del latte.